28 maggio 2010

Presentazione alla comunità

Presentazione alla comunità
Il circolo di Firenze dell’UAAR, Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, da anni, di concerto con numerose altre associazioni, sostiene iniziative volte al rispetto dei diritti dei cittadini. Dopo anni di impegno i funerali civili sono diventati una realtà al Q4, prossimamente lo saranno anche al Q2 e sembra presto anche a Scandicci. Analogamente anche la Consulta della Laicità è diventata uno strumento operativo del Comune. Ma fra gli altri temi che da anni sosteniamo c’è ne è uno che diventa sempre più importante affrontare: l’accoglienza dei minori che arrivano in città.
Bambine e bambini
Lo scrittore Tabucchi, in una recente intervista, alla domanda di chiusura su cosa fosse per lui la cosa più bella se ne è uscito con una sconvolgente banalità: i bambini.
Banalità perché sconfina nell’ovvio del senso comune: chi mai potrebbe dirne male? Quando mai se ne è sparlato? Da sempre se ne invoca l’innocenza, li si esibisce per indurre in commozione, li si rappresenta come fonte di vita e di emozioni.
Sconvolgente perché tutto questo è solo quel senso comune privo di reali contenuti se non di un fine strumentale a vantaggio del mondo adulto. Quell’invito a “che i pargoli vengano a me” è stato volta volta malinteso per goderne delle braccia sia che portassero pesi, lavoro ed anche le armi dei bambini soldato, sia del corpo per subirne violenza. Ed oggi si invocano anche come strumento demografico per controbilanciare le migrazioni di popoli e per supplire alle carenze dei bilanci pensionistici. Che fanno veramente le Istituzioni per loro? Si parla tanto di “politica della famiglia” e si fa ben poco. Ma non si parla mai di una “politica per l’infanzia” e, in negativo, si fa fin troppo.
In negativo perché, a fronte di un discutibile riconoscimento del diritto alla persona fin dal momento del concepimento, l’Istituzione relega il nato nel più completo anonimato in nome di una omissività spesso ben più colpevole ed efficace della commissività.
L’ingresso nel contesto sociale da un lato si formalizza con l’iscrizione anagrafica quale puro atto burocratico privo di qualunque significato se non quello di permettere al nuovo cittadino di potersi avvalere del codice fiscale, utile sì per godere del servizio sanitario nazionale, ma anche riduttivo in quanto riconoscimento di “contribuente qualunque”.
Dall’altro si caratterizza fin troppo spesso dalla ritualità consuetudinaria di un pedobattesimo che supplisce all’assenza delle Istituzioni in un momento così importante. E di questo fanno le spese anche adottati o affidati che giungono da differenti culture con altre visioni della vita. Minori questi che “nascono” un’altra volta per ritrovarsi talvolta in un contesto non certo più accogliente di quello da cui provengono.
Una prospettiva da suddito interpretata in maniera impeccabile da una politica nazionale che nega la cittadinanza italiana fino al compimento dei 18 anni ai nati in Italia da genitori non italiani; una politica che ha provato a prendere le impronte digitali ai piccoli rom, che aspira ad impedire all’ufficiale dello stato civile di ricevere la dichiarazione di nascita o di riconoscimento del figlio naturale da parte di genitori stranieri privi di permesso di soggiorno. Nella scuola si parla di classi ponte e si giunge ad un disconoscimento tale da impedire l’accesso dei piccoli agli asili nido e alle materne, mentre agli adolescenti “clandestini” si proibisce di giocare a pallone coi loro coetanei nelle gare ufficiali.
Dunque un mondo di minori relegato ai margini della socialità, variamente schedato o addirittura fantasma nonostante che i bambini siano definiti una “ricchezza sociale” da valorizzare per il lamentato loro decremento, ma che poi vengono anche sempre più deprivati della loro autonomia e della loro individualità.
I minori rimangono così una pagina bianca su cui continuiamo a scrivere la solita storia, la nostra storia, sempre più inquietante. Non ci viene nemmeno il dubbio che potrebbero essere autori di un racconto originale, diverso da quello che, ripetuto in modo acritico, ci ha portato ad una preoccupante disgregazione sociale. Si ha un bel dire ad esempio che la società deve essere “genitorializzata” auspicando che si renda disponibile ad un’accoglienza “ecumenica” dei bambini priva di pregiudizi e di marchi.
Quel che si fa è poco e molto altro si potrebbe fare. La Toscana risulta la regione più a misura di bambino d'Italia con un tasso di accoglienza dei piccoli da zero a tre anni negli asili nido e nei servizi integrativi con una percentuale pari al 29,8% contro la media italiana del 13,8% e con regioni dove a malapena si raggiunge il 2%.
Dall’Istituto degli Innocenti di Firenze parte il progetto “Città Sostenibili delle Bambine e dei Bambini” e a Firenze ha preso avvio fin dal 1993, grazie al pedagogista Tonucci, una iniziativa che tende ad insegnare alle famiglie a dare autonomia ai figli attraverso piccoli passi, anche quelli da fare per andare a scuola da soli, quel “Progetto Bambini” del Comune che è ormai un’iniziativa ormai consolidata nel Q4 e che annualmente si rinnova presso le Scuole Primarie Montagnola e Martin Luther King.
Se i bambini imparano a camminare da soli se ne guadagna tutti, ma prima vanno degnamente accolti.
Presentazione alla comunità
Ogni comunità umana ha un rito di accoglienza per i nuovi arrivati. In molte città italiane si stanno mettendo in atto attività di accoglienza: senza andare tanto lontano a Quarrata, con “Benvenuti ragazzi” si festeggiano una volta l’anno i nuovi nati e a Firenze è stata approvata all’unanimità dal Consiglio Comunale un’analoga “Festa del neonato” presentata dai consiglieri Ricca, Agostini e Falciani (mozione 282 del 7.04.09).
Ma si può, anzi si deve fare di più. Si deve dare il benvenuto a tutti i nuovi arrivati in città siano essi qui nati o immigrati, adottati o affidati - comunque siano giunti, con la cicogna o con il gommone – in modo che vengano accolti con un atto d'ingresso formale nella comunità civica in cui entrano.
Questo perché tutti nascono, arrivano e crescono in un contesto sociale, in una comunità, in una città, quindi prima di tutto cittadini di diritto; per diventarlo a tutti gli effetti si deve però essere accolti da chi la abita e da chi la rappresenta a garanzia del fatto che la comunità intera si farà carico del loro futuro. E’ il primo passo delle pari opportunità per garantire una base comune di riconoscimento e quindi di rispetto, indipendentemente dalla cultura da cui si proviene.
Sia chiaro, non è un battesimo né un suo surrogato che predestini in qualche modo i nuovi arrivati ad un percorso culturale predefinito. Questa è e deve rimanere una scelta privata. Ma come già esistono, per chi lo desidera, il matrimonio e il funerale civile - che non escludono poi celebrazioni di tipo religioso – deve essere disponibile anche una formula civile di presa in carico da parte delle Istituzioni in cui si registra la presenza del nuovo arrivato con una “Presentazione alla comunità”.
La legge distingue fra diritto di suolo e di sangue; qui si chiede un civile diritto all’accoglienza.
E’ un atto di assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni; è un esempio che le Istituzioni devono dare per prime alla cittadinanza; è un modo per dare consistenza ad un legame fra il cittadino e la città; è un benvenuto agli innumerevoli e spaesati ospiti che giungono da ogni parte come primo passo per facilitarne l’integrazione e l’inserimento sociale.
In conclusione è un momento di festa da ripetersi una o due volte l’anno dove le Istituzioni potranno sancire l’evento dando così dignità a quello che oggi è solo un atto burocratico e ai nuovi arrivati un benvenuto in allegria e qualche dono simbolico.

Marco Accorti

31 ottobre 2009

Incontro Comitato 3 Novembre ore 18.30

Martedì 3 Novembre, alle ore 18,30, presso il circolo
Cascine, si terrà l'incontro del Comitato.
All'ordine del giorno vi è la lettura dell'appello alle forze
politiche locali. Inoltre vi informo che sarà presente anche Brenda
Barnini segretaria del PD di Empoli.

Cerchiamo di essere presenti in tanti!!!

14 dicembre 2008

Incontro del 16/12 a Empoli

Il comitato dei genitori e degli insegnanti in difesa della scuola pubblica vi invita all’incontro-dibattito sul tema


I cambiamenti nella scuola dell’obbligo
secondo la riforma Gelmini

martedì 16 dicembre alle ore 21.00
presso l’Agenzia per lo Sviluppo dell’Empolese-Valdelsa
via delle Fiascaie, 12 (di fianco alla Coop di via Susini)

Coordinatore dibattito: Marianna Gorpia

Interverranno nella discussione:

membro del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione per presentare il Piano programmatico della riforma Gelmini

Mario Battistini

docenti dei tre ordini della scuola dell’obbligo per descrivere come è articolata oggi la didattica e come cambierà a partire dal prossimo anno scolastico

Giovanna Testa - docente della scuola dell’infanzia
Rossana Marini - docente della scuola primaria
Tuela Cardone - docente della scuola media

esperti dell’età evolutiva per illustrare da un punto di vista storico e pedagogico le differenze fra il modello educativo attuale e quello che si prospetta per il futuro

Giuseppe Faso – Centro interculturale dell’Empolese-Valdelsa
Gabriella Giornelli – pedagogista, redazione rivista “Paesaggi educativi”

Assessore all’Istruzione del Comune di Empoli per riferire la posizione degli Enti locali in merito ai cambiamenti in questione

Massimo Giraldi

Sono stati invitati a partecipare i Dirigenti dei tre circoli didattici e della scuola media Vanghetti-Busoni di Empoli per informare sui cambiamenti dell’organizzazione didattica in vista delle iscrizioni per il prossimo anno scolastico e il Sindaco Luciana Cappelli

Verbale dell'incontro tra Governo e Sindacati di giovedì 11 dicembre 2008

Presidenza del Consiglio dei Ministri

VERBALE

In data odierna a Palazzo Chigi si è svolto un incontro, avente ad oggetto l'illustrazione delle linee guida di provvedimenti attuativi della Legge 133/2008. All'incontro, presieduto dal Sottosegretario di Stato Dott. Gianni Letta, hanno partecipato i Ministri Mariastella Gelmini, Maurizio Sacconi e Renato Brunetta, ed i rappresentanti delle OO.SS.: Domenico Pantaleo, M. Concetta Brigida per la Cgil; Raffaele Bonanni, Giorgio Santini e Francesco Scrima per la Cisl; Luigi Angeletti e Massimo Di Menna per la Uil; Fedele Ricciato e Achille Massenti per la Confsal; Alessandro Ameli per la Cgu; Alberto Sartoni per la Cida; Gennaro Di Meglio della Gilda-Unams.

A conclusione della riunione con le Organizzazioni sindacali confederali e quelle del comparto scuola in merito agli interventi previsti dal Piano programmatico di cui all'art.64 della Legge 133/2008, il Governo si impegna a recepire nei Regolamenti da emanarsi ai sensi del medesimo art.64, i principi e le indicazioni che hanno costituito oggetto dei pareri delle Commissioni Cultura, scienze ed istruzione di Camera e Senato ed in particolare:

a) l'orario obbligatorio delle attività didattiche della scuola dell'infanzia garantirà prioritariamente il tempo di 40 ore con l'assegnazione di due insegnanti per sezione e prevederà soltanto come modello organizzativo residuale lo svolgimento delle attività didattiche nella fascia antimeridiana, sulla base della esplicita richiesta delle famiglie;

b) il tempo scuola della primaria sarà svolto, in relazione anche alla esigenza di riorganizzazione didattica, secondo le differenti articolazioni dell'orario scolastico a 24 (prime classi per l'a.s. 2009-10), 27, 30 e 40 ore. In particolare, per l'orario a 24 (solo prime classi per l'a.s. 2009-2010) e 27 ore, si terrà conto delle specifiche richieste delle famiglie;

c) nelle classi funzionanti a tempo pieno saranno assegnati due docenti per classe;

d) nella scuola secondaria di primo grado, sarà previsto un orario obbligatorio da 29 a 30 ore, secondo i piani dell'offerta formativa delle scuole autonome;

e) nella scuola secondaria di primo grado le classi con il tempo prolungato, ferma restando l'esigenza che si raggiunga il previsto numero di alunni frequentanti funzioneranno con non meno di 36 e fini ad un massimo di 40 ore;

f) ferma restando l'adozione di misure compensative idonee a garantire i complessivi obiettivi di riduzione dell'art.64 del Piano Programmatico sarà previsto il congelamento per l'a.s. 2009/2010 dell'incremento del numero massimo di alunni per classe in connessione con l'attivazione dei piani di riqualificazione dell'edilizia scolastica;

g) sarà tutelato il rapporto di un docente ogni due alunni disabili,

h) dall'anno scolastico 2009/2010 troveranno attuazione i soli regolamenti relativi al riordino del primo ciclo e al dimensionamento della rete scolastica e l'ottimale utilizzo delle risorse umane della scuola, con la contemporanea rimodulazione delle economie da realizzare per tale anno scolastico;

i) i regolamenti relativi al secondo ciclo si attueranno dall'a.s. 2010/2011. Si svolgeranno fin dal gennaio 2009 le iniziative e le attività di informazione al fine di far conoscere, diffondere e approfondire i contenuti dei nuovi percorsi di studio.

Il Governo si impegna inoltre

1) a costituire un tavolo permanente di confronto per ricercare le possibili soluzioni a tutela del personale precario attualmente con nomina annuale o fino al termine delle attività didattiche, per favorire continuità delle attività di insegnamento e di funzionamento;

2) a prevedere, qualora le risorse di bilancio lo consentano, l'estensione degli sgravi fiscali previsti in materia di salario accessorio.
Roma, 11 dicembre 2008

28 novembre 2008

COMITATO DI EMPOLI
SALVIAMO
LA SCUOLA PUBBLICA


LEGGE 169 - COSA CAMBIA NELLA SCUOLA.

La restaurazione del maestro unico, la riduzione dell’orario a 24 ore settimanali, la valutazione, i voti in decimi e il voto in condotta.


LE CLASSI VENGONO ASSEGNATE AD UN UNICO INSEGNANTE (Art.4)

UNICO=SOLO Ogni insegnante sarà solo di fronte alla classe, alla didattica, alle problematiche dei bambini, senza possibilità di confronto anche per i genitori.

FINE DELLE COMPRESENZE: con un unico docente e senza le ore di compresenza non sarà più possibile organizzare attività a piccoli gruppi, di potenziamento, di recupero, di integrazione.

ATTIVITA’ LABORATORIALI IMPOSSIBILI: con un unico docente e senza le ore di compresenza non sarà più possibile organizzare attività di laboratorio con metà classe, come per l’ informatica o per le attività scientifiche o espressive.

ATTIVITA’ ESTERNE, ADDIO: per ovvi motivi di sicurezza, in base alla normativa vigente, la classe intera, non potrà più uscire da scuola: Addio alle visite ai musei, alle rassegne teatrali, alle manifestazioni sportive, alle esperienze didattiche sul territorio…

INSEGNANTI DI SOSTEGNO, ADDIO: l’introduzione dell’insegnante unico e l’aumento degli alunni per classe, mette a rischio lì’integrazione degli alunni diversamente abili e/o in difficoltà di apprendimento.

Le famiglie verranno lasciate più sole e sarà leso il diritto allo studio di ogni bambino.

CLASSI PONTE: dette classi di inserimento, meglio sarebbe chiamarle le nuove classi differenziali ( o apartheid ) per gli alunni stranieri. L’integrazione non si realizza attraverso la separazione, la lingua si impara in un contesto reale e motivante e la scuola può solo essere arricchita dalla presenza di alunni di altre nazionalità.

SCUOLA DELL’INFANZIA. Anche se non ci sono dati espliciti, si legge che l’aumento degli alunni per classe riguarderà anche le scuole dell’infanzia, e che i risparmi così ottenuti saranno reinvestiti per la generalizzazione del servizio.

In altri termini vuol dire che ci saranno più sezioni ma con meno insegnanti e con meno tempo scuola.

L’ORARIO DI FUNZIONAMENTO VIENE RIDOTTO A 24 ORE SETTIMANALI(Art.4)

Non solo il docente sarà unico, ma dovrà insegnare tutte le materie in minor tempo: 4 ore al giorno per 6 giorni la settimana, oppure meno di 5 ore al giorno per 5 giorni la settimana. Ogni alunno subirà una riduzione dell’istruzione di 132 ore all’anno. In 5 anni tale riduzione sarà di 660 ore. E il pomeriggio? Presumibilmente un dopo scuola a pagamento gestito da soggetti non bene identificati. NON C’E’ NIENTE DI CHIARO.

TEMPO PIENO E MENSA secondo la ministra Gelmini “riusciremo a migliorare il servizio estendendolo a più classi” non è vero, l’introduzione del maestro unico abolisce, di fatto, il tempo pieno. Chi starà con i bambini durante la mensa? La ministra pensa certamente al vecchio doposcuola; se il servizio sarà a pagamento, chi dovrà pagarlo?

NELLA PAGELLA RITORNA IL VOTO IN CONDOTTA (Art.2)

Il voto in condotta non funzionerà (non ha mai funzionato) come spauracchio per ridurre i fenomeni di bullismo e tutti i comportamenti socialmente indesiderati. Infatti chi sarà bocciato/a a causa di un basso voto in condotta vivrà una situazione di esclusione determinata dall’abbandono forzato della classe o della scuola.

I GIUDIZI VENGONO SOSTITUITI DA VOTI ESPRESSI IN NUMERI (1-10) (Art.3)

L’adozione dei giudizi corrisponde ad un’ idea di scuola che va oltre la misurazione e si pone il problema di superare gli ostacoli che il processo di apprendimento può incontrare. Il numero, invece, è un fatto compiuto. Un fatto compiuto che vuole quantificare e non valutare in modo articolato.


SCUOLE MEDIE: VIENE ELIMINATA DALLA PAGELLA LA VALUTAZIONE SUL LIVELLO GLOBALE DI MATURAZIONE DI ALUNNI ED ALUNNE, CHE VENIVA ESPRESSA IN FORMA DISCORSIVA (Art. 3)

UN SOLO VOTO SOTTO IL 6 COMPORTA LA BOCCIATURA (ART. 3)

Bocciare sarà più facile, perché per farlo basterà una sola insufficienza e perché il D.L. 137 cancella l’obbligo di un parere unanime di tutti i docenti. Sarà una scuola che si arrende di fronte all’insuccesso scolastico, che abbandona chi è in difficoltà.


NON E’ QUESTA LA SCUOLA CHE MERITANO I NOSTRI BAMBINI E LE NOSTRE BAMBINE. MOBILITIAMOCI PER FERMARE QUESTA FOLLE MARCIA INDIETRO DELLA SCUOLA ITALIANA!

l'art. 64 della legge 133/08.

Tale articolo pianifica la cancellazione di 130.000 posti di lavoro nella scuola nei prossimi 3 anni, fra docenti e personale ATA secondo le seguenti quantità: 87.000 docenti in meno da ottenere tramite un intervento sugli ordinamenti, sulla didattica e sull'organizzazione delle scuole, 44.500 ATA in meno, corrispondente ad un taglio del 17% dell'attuale organico.

Non si preoccupa di falsare i dati che il Ministero stesso offre circa, per esempio, la spesa generale dello Stato per l'istruzione, e continua a ripetere che la spesa è fuori controllo e che si spende il 97% in stipendi, come a suggerire che una massa di insegnanti nullafacenti sta sottraendo i soldi al funzionamento della scuola, oppure usa i dati OCSE per dire che il numero dei docenti in Italia è nettamente superiore alla media europea, e dunque il taglio si legittima perché tutto ciò che è in più è spreco.

Ma i dati vanno letti correttamente, lo abbiamo fatto e ne abbiamo ricavato che la spesa per l'istruzione cala sistematicamente dagli anni '90, che per lo stipendio dei docenti si spende il 78% della spesa totale e in quanto ai dati OCSE, a partire dal fatto che sono difficilmente comparabili sistemi diversi, va tenuto conto che negli altri paesi europei non è lo stato che paga gli insegnanti di sostegno, non ci sono i docenti di religione cattolica e spesso il personale ATA è pagato dalle comunità locali, così come alcune figure di insegnanti.

COMITATO SALVIAMO LA SCUOLA PUBBLICA – EMPOLI -

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http://comitatosalviamoscuolapubblica-empoli.blogspot.com/


MAIL: salviamolascuolaempoli@gmail.com




21 novembre 2008

Empoli
http://www.gonews.it/articolo.php?at=25082

Comitato 'Salviamo la scuola pubblica': "Siamo di fronte al più grave attacco all'istruzione"

Il comunicato dell'associazione: "Stiamo assistendo ad una gigantesca svendita del patrimonio statale"
"In questo periodo si sta consumando l'attacco più violento portato al sistema della scuola pubblica statale come mai era stato fatto. Un attacco su cui occorre distogliere l'attenzione dei cittadini, che potrebbero preoccuparsi e dissentire dall'operazione, per distrarre, dunque, parlando d'altro.
Ed ecco che si scarica una mole di paccottiglia ideologica che si spaccia per riqualificazione della spesa per la scuola, senza alcun pudore di esibire incompetenza e arroganza, facendo piazza pulita di tutto ciò che la ricerca pedagogica ha prodotto in questi anni.
Siccome la scuola italiana non è priva di criticità, soprattutto nel settore della scuola secondaria di primo e secondo grado, è fin troppo facile impugnare le sue problematiche per giustificare interventi draconiani.
Interventi che non scaturiscono però da un progetto di innovazione didattica e ordinamentale che la scuola secondaria aspetta da tempo, ma da pura esigenza di contenimento della spesa e di riduzione del servizio scolastico, secondo una scelta politica che non investe in stato sociale e nei diritti, e mira ad indebolire il servizio pubblico che c’è.
La ministra Gelmini è tutta presa dal voler accreditare l'immagine di un governo efficiente che aggredisce i problemi della scuola con strumenti di ordine, là dove il disordine, l'inefficienza e lo spreco regnano sovrani; purtroppo le fanno eco anche coloro che sono interessati allo smantellamento della scuola pubblica per tornaconto ‘di bottega’.
Non ci si preoccupa di falsare i dati che il Ministero stesso offre circa, per esempio, la spesa generale dello Stato per l'istruzione, e si continua a ripetere che la spesa è fuori controllo e che si spende il 97% in stipendi, come a suggerire che una massa di insegnanti nullafacenti sta sottraendo i soldi al funzionamento della scuola, oppure si usano i dati OCSE per dire che il numero dei docenti in Italia è nettamente superiore alla media europea, e dunque il taglio si legittima perché tutto ciò che è in più è spreco.
In conseguenza si prevedono cifre di finanziamento a tutte le scuole paritarie, di ogni ordine e grado, che autocertifichino (sic!) di non avere fini di lucro.
E’ evidente che in tal modo si riconosce una parità anche economica fra scuole statali e scuole private, che prelude a finanziamenti crescenti verso il privato. L’offensiva contro la scuola pubblica statale e il suo ruolo di garanzia per tutti i cittadini passa da una parte attraverso una progressiva diminuzione delle risorse investite e nell’aumento dei contributi pubblici alle scuole private, che è sotto osservazione da parte della Commissione europea sulla concorrenza. Nella quasi totalità dei paesi sviluppati infatti non esistono contributi a scuole religiose, sulla base del principio di laicità di separazione fra Stato e Chiesa. Tale principio è sancito anche nella nostra Costituzione. La legislazione a favore delle scuola private è palesemente illegittima sul piano costituzionale sotto tre profili: 1) il riconoscimento della funzione pubblica alle scuole private non può avvenire per Decreto (come da anni avviene). L’art. 33 della Costituzione assegna la funzione pubblica alla sola scuola statale e riconosce il diritto all’esistenza della scuola privata in quanto espressione di libertà.
2) I finanziamenti pubblici sono vietati dal comma 3 dell’art. 33, che esclude oneri per lo Stato a favore di dette scuole.
Ma il piano programmatico del Ministro Gelmini che attua l'art. 64 della legge 133/08, pianifica la cancellazione di 130.000 posti di lavoro nella scuola nei prossimi 3 anni, fra docenti e personale ATA secondo le seguenti quantità: 87.000 docenti in meno da ottenere tramite un intervento sugli ordinamenti, sulla didattica e sull'organizzazione delle scuole, 44.500 ATA in meno, corrispondente ad un taglio del 17% dell'attuale organico.
Quindi i dati vanno letti correttamente, noi lo abbiamo fatto e ne abbiamo ricavato che la spesa per l'istruzione cala sistematicamente dagli anni '90, che per lo stipendio dei docenti si spende il 78% della spesa totale e in quanto ai dati OCSE, a partire dal fatto che sono difficilmente comparabili sistemi diversi, va tenuto conto che negli altri paesi europei non è lo stato che paga gli insegnanti di sostegno, non ci sono i docenti di religione cattolica e spesso il personale ATA è pagato dalle comunità locali, così come alcune figure di insegnanti.
E' così che il ministro Gelmini spera di far passare il massacro della scuola elementare e la restaurazione bacchettona sull'onda di un "amarcord" a base di grembiulini, la minaccia della bocciatura, strumento assolutamente inefficace per chi ha problemi di socializzazione, e un semplicistico ritorno ai voti al posto di una valutazione più complessa, ma didatticamente più valida.
E' così che il ministro riduce la scuola dell'infanzia e la scuola elementare a servizio minimo, solo mattutino, mettendo in seria difficoltà le famiglie e, con uno stratagemma, riduce le già poche risorse per l’istruzione degli adulti, abbassando ulteriormente la già bassa soglia del nostro Paese, di adulti in formazione.
E' così che il ministro taglia un numero impressionante di posti di lavoro, affermando che la scuola non è un ammortizzatore sociale e che dunque la perdita di 130.000 posti di lavoro non è un suo problema.
Il ministro ha detto esplicitamente che "Abbiamo bisogno di liberare risorse per poter garantire la libertà di scelta alle famiglie", ecco la scelta politica che sta a monte di tale decisione, chiudere con il peso economico della scuola statale per tutti, per svenderla al privato.
Vengono messe in atto operazioni fuori da una visione strategica del ruolo della scuola pubblica per la crescita democratica e lo sviluppo del Paese, fatte per esigenze di risparmio e che pagheranno per primi i giovani ed i lavoratori della scuola.
MA CON LA SCUOLA NON SI DEVE FAR CASSA E, COME E’ SEMPRE AVVENUTO, TUTTI GLI EVENTUALI RISPARMI (CHE NON POSSONO ESSERE IN OGNI CASO RAGGIUNTI CON LA DEVASTAZIONE DELLA SCUOLA PUBBLICA), DEVONO RIMANERE ALLA SCUOLA NON UN EURO DEVE USCIRE DALLA SCUOLA E ANZI SI RICHIEDONO INVESTIMENTI MASSICCI PER L’ITALIA DELLA CONOSCENZA IN UN MONDO DELLA CONOSCENZA
In conclusione la spesa sulla scuola non è fuori controllo ma è aumenta bene al di sotto della media solo per effetto dei rinnovi contrattuali. Un diritto sacrosanto dei lavoratori.
Anzi essa è drasticamente e costantemente diminuita in questi ultimi dieci anni.
Infatti la spesa sulla scuola negli anni novanta era circa il 3,9-4.0% del PIL e nel 97-98 si era già ridotta a circa il 3.0% del PIL. Ora, 10 anni dopo, è circa al 2,8% sempre del PIL.
Quindi è falso dire, come fa il Ministro che la spesa è fuori controllo, come è falso anche dire che essa aumenta continuamente.
Ancora una volta invitiamo il Presidente della Fondazione della SS. Annunziata a documentarsi e poi a leggere attentamente i dati.
Il piano programmatico del Ministro Gelmini comporterà lo stravolgimento della rete scolastica.
Le risorse che il Ministro Gelmini promette poi per aumentare gli stipendi dei docenti, non sono altro che una miseria in cambio della devastazione della scuola pubblica Il comma 9 dell'art. 64 della L. 133/08 prevede che solo una parte dei risparmi derivanti dai tagli nella scuola venga destinato ad "incrementare le risorse contrattuali per la valorizzazione e sviluppo professionale della carriera del personale" a decorrere dal 2010.
Come noto il taglio complessivo previsto nel triennio comporterà risparmi complessivi nella spesa per l'istruzione di circa 8 miliardi di euro.
Ma solo una minima parte di questo risparmio e cioè circa 950 milioni di euro verrà utilizzato per valorizzare il personale.
E non bisogna dimenticare che lo stesso Ministro ha più volte dichiarato che lo stipendio degli insegnanti va portato a livello degli insegnanti europei. Siamo d'accordo. Ma allora c’è da dire che dividendo questa cifra per tutti gli addetti l'aumento sarebbe di circa 70 euro lordi mensili!!!!.
Tutta questa operazione, partita nell’estate, è, ALLA FINE DI TUTTI I CONTI, SOLO una GIGANTESCA SVENDITA DEL PATRIMONIO PUBBLICO, RAPPRESENTATO DALLA SCUOLA STATALE, PER AGEVBOLARE E FINANZIARE LE SCUOLE PRIVATE. Ovviamente queste ultime ringraziano".
Comitato “Salviamo la scuola pubblica” – Empoli

Salviamo la Scuola Pubblica

Il Comitato Salviamo la Scuola Pubblica di Empoli, inizia da oggi, 21/11/2008 ad informare i Genitori e gli Insegnanti delle scuole materne, elementari e secondarie di primo grado, sulla più grande svendita della Scuola Pubblica.